Team building: imparare a fare squadra

Relazioni di aiuto e rischio burnout - Dott.ssa Anna Rossi Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria

Il team building, letteralmente costruzione di una squadra, raccoglie un insieme di metodologie formative il cui scopo è la creazione o il rafforzamento di un team e il miglioramento della sua performance. Lavorare in team, ossia collaborare e coordinarsi efficacemente con altri in vista del raggiungimento di un obiettivo chiaro e condiviso, è un requisito fondamentale per qualsiasi organizzazione ma, al contempo, non è una capacità innata.

Il team building utilizza sia metodologie indoor (come small techniques, giochi di ruolo, filmati, case-history, discussioni, business game), da sperimentare in aula, che outdoor (softair, rugby, alpinismo, rafting, orientamento notturno, ecc.), in cui le sfide che il gruppo è chiamato ad affrontare in situazioni “non familiari” – generalmente a stretto contatto con la natura - assumono una forte valenza metaforica. In entrambi i casi è previsto un coinvolgimento attivo delle persone nell’esperienza proposta e, di conseguenza, nell’interazione e nello scambio con gli altri membri del team. L’essere coinvolti in prima persona in situazioni di stretta interdipendenza consente infatti di meglio osservare i propri agiti in contesti di gruppo e di sperimentarne di più funzionali, facendo sì che l’apprendimento di nuovi modelli di relazione gruppale sia più profondo e duraturo. Affinché sia efficace, ogni esperienza deve essere poi seguita da un momento di debriefing in cui ai partecipanti viene dato modo di raccontare e condividere con altri i sentimenti e le emozioni provate, di fare collegamenti tra quanto sperimentato e la propria realtà lavorativa, di meglio concettualizzare quanto vissuto.

In altri termini il team building deve puntare a favorire l’interazione tra le persone, a farle conoscere più da vicino attraverso modalità che facciano dell’ascolto attivo, dell’empatia, della capacità di dare e ricevere feedback, della trasparenza, della coerenza, dell’apertura, della disponibilità e della capacità di autocritica le competenze chiave su cui puntare. Tutto ciò contribuirà alla creazione di quei legami fiduciari e di quel clima positivo necessari al successo del team.

Allo stesso tempo le attività proposte devono facilitare l’integrazione del gruppo, che si sostanzia nella definizione chiara e condivisa di ruoli e obiettivi, nella presenza di una comunicazione costante e pluridirezionale, nell’allineamento dei singoli intorno alle mission e vision organizzative.

Tuckman, B.W. (1965) in “Developmental sequences in small groups” ha identificato 5 diverse fasi attraverso cui si giunge alla formazione di un gruppo:

  1. Forming (formazione): i componenti del gruppo cominciano a tastare il terreno relazionale, utilizzando le esperienze pregresse come punto di riferimento per leggere il nuovo contesto e agirvi. In questa fase non sono ancora chiari gli obiettivi, i compiti e i ruoli di ogni membro e si assiste a una forte dipendenza dal leader.
  2. Storming (scambio-contagio): le singole individualità cominciano a farsi spazio portando con sé i propri interessi e dando vita a situazioni conflittuali. In questa fase è importante che il o i leader richiamino l’attenzione dei singoli sugli obiettivi comuni e sappiano utilizzare i conflitti come occasioni per una ridefinizione dei rapporti .
  3. Norming (normalizzazione): se nella fase precedente il gruppo è stato in grado di superare in modo efficace e costruttivo i conflitti, tra i singoli comincia a farsi strada il senso di appartenenza al team. È in questa fase che il gruppo comincia a elaborare le regole, identificare ruoli, studiare e pianificare metodi, individuare strumenti e mettere a punto procedure.
  4. Performing (efficienza): è la fase finale di produttività vera e propria del gruppo, in cui il focus si sposta dai problemi di relazione all’esecuzione del compito e della prestazione.
  5. Adjourning (aggiornamento): in questa fase, avendo il team raggiunto l’obiettivo, si assiste allo scioglimento del gruppo. Se da un lato ciò può generare incertezza nei singoli individui, dall’altro questa fase può rappresentare il punto di partenza per una nuova fase di forming in cui cominciare a elaborare e lavorare su nuovi obiettivi.

Il team building può rispondere a diverse esigenze organizzative:

  • Favorire una maggiore conoscenza tra colleghi e la creazione di legami fiduciari
  • Stimolare la collaborazione
  • Favorire lo sviluppo di creatività, ascolto, empatia e problem solving
  • Stimolare una mentalità di “lavoro per obiettivi”
  • Consentire ai singoli di meglio conoscere e di riconoscersi nella mission e nei valori aziendali
  • Far emergere e valutare attitudini, competenze, potenzialità dei singoli individui.

In ogni caso il fine ultimo deve sempre essere quello di far sentire il gruppo una vera squadra che è capace di utilizzare e valorizzare le risorse di ciascuno per raggiungere un obiettivo condiviso.


Tuckman, B. W. (1965). Developmental sequence in small groups. Psychological Bulletin, 63(6), 384-399.


Dott.ssa Anna Rossi
Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria

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Dott.ssa Anna Rossi
Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria

Iscritta dal 2007 all’Albo degli Psicologi della Regione Calabria n. 1052
Laureata nel 2005 in Psicologia, indirizzo psicologia del Lavoro
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