Il trauma e il corpo

Dott.ssa Anna RossiPsicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria

“La Terra sarà al sicuro quando sentiremo in noi abbastanza sicurezza”
Thich Nhat Hanh

Quando guardiamo il mondo da un posto (interno) sicuro, questo si mostra più accogliente e ricco di opportunità. Ve ne siete mai accorti?

E come appare invece il mondo quando il nostro sistema nervoso ci informa di un pericolo? Come percepiamo noi stessi in quei momenti?

Non siamo abituati a riflettere consapevolmente su tutto questo perché milioni di anni di evoluzione hanno selezionato per noi dei sistemi di difesa che, più che frutto di processi volontari e razionali, sono basati su meccanismi automatici, rapidissimi e non controllabili. 

Da un punto di vista filogenetico il primo sistema di sopravvivenza ad apparire è stato quello basato sull'inibizione (sistema dorsovagale): questo sistema ci spinge a rispondere alla minaccia attraverso il rallentamento e l'immobilizzazione. Quello che sperimentiamo quando questo circuito è attivo è ad esempio una inibizione delle risposte muscolari e scheletriche, bradicardia, senso di prostrazione, ottundimento mentale, emozioni di tristezza oltre che di paura.

Al sistema dorsovagale ha fatto evoluzionisticamente seguito un altro sistema basato, al contrario, sulla mobilitazione delle energie. Questo ci predispone a reagire al pericolo attraverso riposte di attacco/fuga che necessitano di un aumento della tensione muscolare, della frequenza del battito cardiaco, dell'ossigenazione e che si accompagnano a emozioni di paura e rabbia.

A uno stadio filogenetico ancora successivo, specifico dell'uomo e dei mammiferi superiori, assistiamo allo sviluppo di un ultimo sistema di autoregolazione: il circuito ventrovagale. Questo ha sul nostro corpo un effetto calmante, rallentando il battito cardiaco (senza portarlo a quella condizione brachicardica  associata alla paura e tipica dello stato dorsovagale), rendendo il respiro più lento e profondo, agendo sui muscoli dell'orecchio medio per migliorare le capacità di ascolto e comprensione, governando in modo armonico una serie di movimenti del collo e della testa che, insieme a specifiche vocalizzazioni, attivano comportamenti volti a promuovere l'ingaggio sociale, la vicinanza, la collaborazione e l'aiuto reciproco - tutte strategie evolute per far fronte alla minaccia. Quando siamo attivi in questo sistema è quindi più facile per noi autoregolarci, connetterci con gli altri e co-regolarci.

Secondo la Teoria Polivagale (Stephen Porges) questi circuiti sono tra loro ordinati gerarchicamente: i circuiti più evoluti inibiscono quelli più antichi a meno che non falliscano, potendo assistere in quel caso a una riattivazione dei circuiti più primitivi.

Quando ad esempio la nostra storia è stata caratterizzata da un fallimento delle risposte adattive dei circuiti più recenti, quando queste non sono servite a farci sentire al sicuro, possiamo rimanere bloccati in uno stato di continue allerta e di lotta per la sopravvivenza.

Imparare a conoscere più da vicino il nostro sistema nervoso e i suoi effetti sui nostri corpi, le nostre emozioni e le nostre cognizioni, ci consente di dare un significato alla nostra esperienza (anche quando sembra incomprensibile) e di imparare, gradualmente, a transitare da emozioni negative a stati corporei e emozioni positive.

Perché se è vero che noi esseri umani siamo solitamente focalizzati sui segnali di pericolo, è altrettanto vero che siamo molto sensibili ai segnali di sicurezza e che la sicurezza promuove altra sicurezza, curiosità e maggiore flessibilità. La sicurezza sperimentata nello spazio terapeutico è alla base di ogni possibilità di cambiamento: quando ci sentiamo al sicuro non siamo più concentrati sulla difesa e possiamo aprirci alla relazione e alla regolazione.

In terapia possiamo in altri termini imparare a riconoscere sensazioni corporee e vissuti positivi, familiarizzarci, memorizzare la strada da percorrere per attivare il nostro sistema ventrovagale, così da poter dare una mano al nostro sistema nervoso affinché si senta al sicuro e ci consenta di guardare e raccontare (a noi stessi e agli altri) un mondo che non è più fonte di terrore ma un luogo colmo di connessioni, possibilità e speranza.


Dott.ssa Anna Rossi
Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria

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Dott.ssa Anna Rossi
Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria

Iscritta dal 2007 all’Albo degli Psicologi della Regione Calabria n. 1052
Laureata nel 2005 in Psicologia, indirizzo psicologia del Lavoro
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