La trappola della felicità
Ovvero quando voler essere felici diventa un tormento
"Voglio vivere, voglio dare.
Sono queste parole che non concedo mai
che mi fanno continuare a cercare un cuore d'oro.
Mi fanno continuare a cercare un cuore d'oro e sto invecchiando.
Sono stato un minatore per un cuore d'oro"
È una domenica mattina, una di quelle in cui scelgo di dedicare uno spazio di cura alla mia persona. Lo faccio in compagnia di uno dei miei brani preferiti: Heart of Gold di un intenso Neil Young. Mi soffermo sul testo come se fosse la prima volta e, come ogni volta, ne sento il tormento. Il tormento del sentirsi perennemente sconfitti nella ricerca della felicità.
Quante volte ci siamo detti "basta adesso! Da oggi voglio solo essere felice" e quante altre ci siamo sentiti dire da chi ci vuole bene "devi essere felice".
Ma cosa scaturisce da questi imperativi, gli stessi della società in cui viviamo che quotidianamente ci spinge a mostrarci nelle nostre vesti migliori? Pensate per un attimo all'effetto che vi farebbe sentirvi dire da qualcuno "hai l'aria triste". Io stessa per molto tempo l'ho temuto, quasi fosse un qualcosa di cui vergognarmi.
Quando diventiamo preda di "imperativi di felicità" cominciamo a cercarla in ogni modo e in ogni dove. La affidiamo, ad esempio, a nuovi obiettivi da raggiungere, a cose da possedere (quante volte ci siamo detti "se solo avessi..." o "se solo riuscissi a ..."), a stili di vita suggeriti da guru all'ultimo grido che cerchiamo di seguire pedissequamente o a "pensieri positivi" da manuale che ossessivamente, come un mantra, come le poesie alle elementari, ripetiamo nella nostra mente per togliere spazio a quello che ci crea dolore.
Tutto questo per un unico scopo: la felicità ad ogni costo!
Molto spesso però il risultato è diverso da quello che ci aspettavamo: ci sentiamo sopraffatti, stressati, robotici, insoddisfatti. Perdiamo il contatto con il vivere l'esperienza: quello che attraversiamo non è più qualcosa da assaporare in tutte le sue sfumature, che ci permette di intercettare cosa realmente ci fa stare bene (magari anche nel bel mezzo di una bufera), di decidere ogni volta come agire nella direzione dei nostri valori, quanto piuttosto qualcosa da filtrare, selezionare e incasellare dentro lo spazio assai stretto di quel dogma di cui siamo diventati schiavi.
Le nostre energie, il nostro tempo, le nostre vite vengono impegnate in una battaglia continua, estenuante e persa in partenza contro la nostra stessa natura, caratterizzata inevitabilmente da momenti di dolore oltre che di gioia. E così perdiamo le nostre energie, il nostro tempo e il contatto profondo con la nostra vita e con la nostra umanità.
Ma se proviamo a non combattere quelle emozioni, quei sentimenti e quei pensieri che ci hanno insegnato a vedere come inaccettabili, a fargli spazio dentro di noi, ad accettarli come parte della nostra natura e ad ascoltare il messaggio profondo di cui sono portatori, forse riusciremo, di volta in volta, a scegliere liberamente la direzione da seguire per stare bene. A costruire in modo autentico, passo dopo passo, la nostra personale strada per la felicità.
Dott.ssa Anna Rossi
Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria
