Effetto Hawthorne - IL PRELUDIO

Effetto Hawthorne - IL PRELUDIO - Dott.ssa Anna Rossi Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria

1924, siamo a Chicago. Più precisamente nelle Officine Hawthorne della Western Electric Company. È qui che all'inizio del secolo scorso, con la rivoluzione industriale appena dietro le spalle, venne avviato un programma di ricerca finalizzato a studiare la relazione tra condizioni di illuminazione degli ambienti e produttività delle lavoratrici.

Il programma, affidato a Mayo e alla sua équipe di ricercatori, in modo del tutto inatteso aprì le porte a una concezione del lavoro diversa da quella tayloristica, fino a quel momento dominante. L'organizzazione scientifica del lavoro, di cui Taylor era l'ideatore, individuava nel controllo rigoroso di tempi e metodi la garanzia di efficacia e nella retribuzione il fattore capace più di altri di determinare il livello di soddisfazione dei lavoratori.

Ma torniamo alle officine. Dopo una serie di rilevazioni i ricercatori si trovarono di fronte a un'andamento assai anomalo della relazione tra le due variabili: all'introduzione di qualsiasi cambiamento nelle condizioni di illuminazione si registrava un aumento della produttività. La produttività però aumentava anche quando i cambiamenti riguardavano la riduzione delle ore di lavoro, l'introduzione di pause e di incentivi. Cosa incredibile, la produttività continuò ad aumentare anche quando, alla fine dell'esperimento, le lavoratrici tornarono alle condizioni iniziali di 48 ore settimanali senza pause.

Quale erano le variabili responsabili di risultati così anomali?

Ecco che si cominciò a prestare attenzione ai fattori di natura psicosociale: i ricercatori passavano molto tempo con le lavoratrici e discutevano con loro le modifiche che ogni volta sarebbero state apportate; e poi ... le osservavano. Insomma, senza saperlo, le stavano facendo sentire considerate, oggetto di interesse, coinvolte. E loro per tutta risposta si comportavano come partner partecipi agli sforzi aziendali piuttosto che come ingranaggi isolati di un meccanismo svuotato di ogni significato.

Il lavoro è non solo fonte di fatica e stress, il mezzo attraverso cui garantirci la sopravvivenza, ma anche e soprattutto il luogo in cui noi esseri umani possiamo trovare risposta a tutti quei bisogni sociali di cui la nostra specie è portatrice. Bisogni che rappresentano una delle principali leve motivazionali dell'uomo e fonte della sua soddisfazione.

Certo, da allora strada se ne è fatta: la psicologia ha guadagnato legittimità nel mondo del lavoro e delle organizzazioni e tutti noi siamo ormai abituati a sentire termini come capitale umano, fattore umano, risorse umane. Ma quando la nostra azienda si mostra attenta ai nostri bisogni, quando il nostro capo si impegna a farci crescere, quando insomma ci sentiamo bene a lavoro, ricordiamoci di quelle officine.... e di Mayo.


Dott.ssa Anna Rossi
Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria

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Dott.ssa Anna Rossi
Psicologa Psicoterapeuta a Reggio Calabria

Iscritta dal 2007 all’Albo degli Psicologi della Regione Calabria n. 1052
Laureata nel 2005 in Psicologia, indirizzo psicologia del Lavoro
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